FACCIAMO CHIAREZZA SUL CVM
Qui di seguito il comunicato stampa che l'associazione Clan-Destino ha inviato a tutti i giornali locali il 15 ottobre 2008 e che non è stato pubblicato da nessuna testata.
Giovedì 9 ottobre, presso la sede della circoscrizione 3, si è svolto un incontro informativo sulla situazione dei pozzi inquinati da CVM (Monomero di Cloruro di Vinile) in via Pandolfa, avente come relatori rappresentanti di ARPA, Comune e AUSL.
Sono intervenuti molti cittadini che chiedevano chiarezza e delucidazioni in merito. Sono state proiettate slides che indicavano i pozzi già controllati e quelli ancora da controllare.
Qualche cittadino ha cercato di ottenere risposte chiare circa la pericolosità del CVM durante le fasi di annaffiatura del giardino (non gli orti, in quanto proibito dall'ordinanza del Sindaco), visto che si è detto che il CVM è volatile e quindi a rigor di logica poteva essere inalato. Qualche altro ha chiesto come mai, fra le industrie che potevano aver rilasciato questa sostanza nel terreno, e quindi nelle acque di falda superficiale, si fosse preso in considerazione solo l'OrsiMangelli che da circa trent'anni non lavora più ed era ubicata in un'altra zona di Forlì, e non si fosse invece presa in considerazione una serie di aziende che tuttora lavorano materiale plastico o che usano solventi nei quali potrebbero annidarsi dei precursori del CVM. Sia la risposta circa l'inalazione del CVM sia quella sulla provenienza dell'inquinante, forniteci dai rappreesentanti di ARPA e AUSL, non sono state, a nostro avviso, molto esaustive.
Per comprendere meglio il CVM, riportiamo quanto si legge sugli Annali dell'Istituto Superiore di Sanità. Nel suolo il CVM tende ad evaporare rapidamente, ma ovviamente la quota che non evapora passa nelle acque sotterranee. Dall'acqua il CVM tende ad evaporare, ma la sua solubilità varia in funzione dei sali presenti in essa. Nell' aria il CVM si ritrova nella fase di vapore e viene degradato per reazione con radicali idrossilici con tempi di dimezzamento della concentrazione iniziale (emivita) di 1,5 giorni che si riducono anche a poche ore, in presenza di smog fotochimico che accelera i processi. I prodotti di degradazione, comunque, non sono assolutamente innocui, visto che sono rappresentati, ad esempio, da acido formico, monossido di carbonio, acido cloridrico e formaldeide. Il CVM viene poi degradato anche in condizioni aerobiche (presenza di ossigeno) ed anaerobiche (assenza di ossigeno) ad opera di microrganismi naturalmente presenti sia nelle acque che nel suolo. In condizioni aerobiche una concentrazione di CVM di 1 mg/Kg viene degradato per il 99% in circa 4 mesi. In condizioni anaerobiche il processo è più lento e porta alla formazione, a livello di sottosuolo, di metano ed etilene.
In funzione delle tempistiche sopraccitate, ci lascia un po' perplessi la presa in considerazione dell'Orsi Mangelli quale fonte inquinante. Per quanto riguarda la provenienza del CVM è stata negata la possibilità che derivi da aziende che lavorano la plastica, o meglio il PVC (Polimero di Cloruro di Vinile). In realtà, sempre dagli Annali dell'Istituto Superiore di Sanità si legge proprio che il CVM, non deriva solo dalla produzione di PVC, ma anche dai cicli di trasformazione a caldo delle molteplici matrici di PVC contenenti monomero residuo, emesso attraverso le lavorazioni di estrusione, stampaggio, calandratura, spalmatura e altre. Un'altra situazione in cui si forma CVM, e dove poi può persistere per la condizione di anaerobiosi, è la discarica, per la presenza di sostanze come il tricloroetilene, il percloroetilene e gli isomeri di dicloro-etilene usati nelle pulizie a secco o come sgrassanti e come solventi industriali.
Alla domanda specifica posta al Dr. Scarponi da Michela Nanni del Clan-Destino se fossero stati previsti in precedenza dei campionamenti per il CVM in quella zona, non è stata data realmente una risposta: né un sì, né un no. A questo punto ci si pone un'altra domanda: poichè non c'è alcuna discarica di rifiuti urbani o speciali, a meno di pensare a qualcosa di abusivo, come mai in una zona dove ci sono aziende che hanno lavorato, e lavorano tuttora con i materiali sopra indicati, non è stato previsto un monitoraggio già da anni? Se non fosse stato progettato il passaggio della tangenziale in quella zona, nessuno si sarebbe accorto di niente, se non, forse, quando sarebbero poi comparsi i primi malati con patologie riferibili a ingestione/inalazione da CVM.
Il ruolo di ARPA e AUSL deve essere quello di prevenire, ove possibile, i rischi per la salute dei cittadini, non il mero tranquillizzarli, con scarso successo, peraltro, una volta che il danno è stato fatto.
Giovedì 9 ottobre, presso la sede della circoscrizione 3, si è svolto un incontro informativo sulla situazione dei pozzi inquinati da CVM (Monomero di Cloruro di Vinile) in via Pandolfa, avente come relatori rappresentanti di ARPA, Comune e AUSL.
Sono intervenuti molti cittadini che chiedevano chiarezza e delucidazioni in merito. Sono state proiettate slides che indicavano i pozzi già controllati e quelli ancora da controllare.
Qualche cittadino ha cercato di ottenere risposte chiare circa la pericolosità del CVM durante le fasi di annaffiatura del giardino (non gli orti, in quanto proibito dall'ordinanza del Sindaco), visto che si è detto che il CVM è volatile e quindi a rigor di logica poteva essere inalato. Qualche altro ha chiesto come mai, fra le industrie che potevano aver rilasciato questa sostanza nel terreno, e quindi nelle acque di falda superficiale, si fosse preso in considerazione solo l'OrsiMangelli che da circa trent'anni non lavora più ed era ubicata in un'altra zona di Forlì, e non si fosse invece presa in considerazione una serie di aziende che tuttora lavorano materiale plastico o che usano solventi nei quali potrebbero annidarsi dei precursori del CVM. Sia la risposta circa l'inalazione del CVM sia quella sulla provenienza dell'inquinante, forniteci dai rappreesentanti di ARPA e AUSL, non sono state, a nostro avviso, molto esaustive.
Per comprendere meglio il CVM, riportiamo quanto si legge sugli Annali dell'Istituto Superiore di Sanità. Nel suolo il CVM tende ad evaporare rapidamente, ma ovviamente la quota che non evapora passa nelle acque sotterranee. Dall'acqua il CVM tende ad evaporare, ma la sua solubilità varia in funzione dei sali presenti in essa. Nell' aria il CVM si ritrova nella fase di vapore e viene degradato per reazione con radicali idrossilici con tempi di dimezzamento della concentrazione iniziale (emivita) di 1,5 giorni che si riducono anche a poche ore, in presenza di smog fotochimico che accelera i processi. I prodotti di degradazione, comunque, non sono assolutamente innocui, visto che sono rappresentati, ad esempio, da acido formico, monossido di carbonio, acido cloridrico e formaldeide. Il CVM viene poi degradato anche in condizioni aerobiche (presenza di ossigeno) ed anaerobiche (assenza di ossigeno) ad opera di microrganismi naturalmente presenti sia nelle acque che nel suolo. In condizioni aerobiche una concentrazione di CVM di 1 mg/Kg viene degradato per il 99% in circa 4 mesi. In condizioni anaerobiche il processo è più lento e porta alla formazione, a livello di sottosuolo, di metano ed etilene.
In funzione delle tempistiche sopraccitate, ci lascia un po' perplessi la presa in considerazione dell'Orsi Mangelli quale fonte inquinante. Per quanto riguarda la provenienza del CVM è stata negata la possibilità che derivi da aziende che lavorano la plastica, o meglio il PVC (Polimero di Cloruro di Vinile). In realtà, sempre dagli Annali dell'Istituto Superiore di Sanità si legge proprio che il CVM, non deriva solo dalla produzione di PVC, ma anche dai cicli di trasformazione a caldo delle molteplici matrici di PVC contenenti monomero residuo, emesso attraverso le lavorazioni di estrusione, stampaggio, calandratura, spalmatura e altre. Un'altra situazione in cui si forma CVM, e dove poi può persistere per la condizione di anaerobiosi, è la discarica, per la presenza di sostanze come il tricloroetilene, il percloroetilene e gli isomeri di dicloro-etilene usati nelle pulizie a secco o come sgrassanti e come solventi industriali.
Alla domanda specifica posta al Dr. Scarponi da Michela Nanni del Clan-Destino se fossero stati previsti in precedenza dei campionamenti per il CVM in quella zona, non è stata data realmente una risposta: né un sì, né un no. A questo punto ci si pone un'altra domanda: poichè non c'è alcuna discarica di rifiuti urbani o speciali, a meno di pensare a qualcosa di abusivo, come mai in una zona dove ci sono aziende che hanno lavorato, e lavorano tuttora con i materiali sopra indicati, non è stato previsto un monitoraggio già da anni? Se non fosse stato progettato il passaggio della tangenziale in quella zona, nessuno si sarebbe accorto di niente, se non, forse, quando sarebbero poi comparsi i primi malati con patologie riferibili a ingestione/inalazione da CVM.
Il ruolo di ARPA e AUSL deve essere quello di prevenire, ove possibile, i rischi per la salute dei cittadini, non il mero tranquillizzarli, con scarso successo, peraltro, una volta che il danno è stato fatto.
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